Sabato pomeriggio il corteo ha espresso un concetto che per noi rimane uno dei punti cardine delle nostre lotte: la solidarietà.
Non parliamo della solidarietà con la quale le istituzioni si riempiono spesso la bocca, quella solidarietà compassionevole e distaccata che non va oltre le “lacrime di coccodrillo” durante le commemorazioni e gli anniversari.
Parliamo di un’altra solidarietà: quella che abbiamo imparato stando al fianco dei nostri fratelli e dei nostri compagni, davanti ai cancelli delle fabbriche a fianco ai lavoratori, davanti alle porte delle case a fianco delle famiglie sotto sfratto, sotto i colpi dei manganelli, dai boschi della Val Susa alle strade di Milano. Quella solidarietà di classe che unisce lotte tra loro apparentemente diverse e le fa diventare un tutt’uno, una vera opposizione incredibile.
Al corteo di Sabato si respirava tutto questo, si coglieva negli occhi di chi sfilava che una buona parte della città non accetta che un presidio Antirazzista venga selvaggiamente caricato dalla polizia e nemmeno che una feccia, perché di feccia si tratta, come Salvini possa parlare indisturbato in una delle piazze principali di Massa.
Sentiamo il dovere però di spendere qualche parola sul concetto di “violenza”. Siamo i primi ad essere contro la violenza: siamo contro la violenza dei licenziamenti perpetrata dai padroni, contro la violenza degli sgomberi e degli sfratti, contro la violenza dei fascisti e dei razzisti a prescindere che essa consista in violenza fisica o in sfruttamento, contro la violenza sessista e machista della società patriarcale, contro la violenza degli assassini in divisa e contro ogni tipo di violenza mirata ad opprimere i più deboli.
Ma siamo anche i primi a rivendicarci il diritto alla Resistenza, in qualsiasi forma o maniera. Resistere significa opporsi alle ingiustizie della società e questa opposizione molte volte necessita una risposta forte e determinata che può sfociare nell’atto violento ma che non può essere paragonato alla violenza vera.
Sabato abbiamo deciso di scendere in piazza in maniera comunicativa e popolare. Questa decisione non è stata dettata dalla paura nei confronti della polizia né dall’amore per la “protesta pacifica”. Abbiamo semplicemente deciso che il corteo doveva parlare alla città e far partecipare la città, e ci rivendichiamo questa scelta.
Se in futuro opteremo per una protesta diversa, forte e determinata non avremo problemi né a dichiararlo né a difendere la nostra scelta.Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato al corteo di sabato.
Siamo consci di aver riunito centinaia di persone sotto la bandiera dell’Antifascismo, consci di aver consolidato i nostri legami politici ma soprattutto consci di aver dato un chiaro avvertimento ai nostri nemici:
GUAI A CHI CI TOCCA!
Compagne e compagni del C.S.O.A. Casa Rossa